Tra i simboli per eccellenza del Natale italiano, oltre a quelli della tradizione celtica come l’albero, vi è sicuramente il presepe, originariamente concepito come rappresentazione “plastico-figurativa” della nascita di Gesù,
poi divenuto fonte di allegorie ben più estese, sino a rappresentare dei veri e proprio “tableaux vivant” di vita medievale e tardo-rinascimentale.
Non vorremmo essere eccessivamente campanilisti, ma secondo noi la vera patria del presepe italiano è la nostra città di Napoli, un vero e proprio retaggio antropologico-culturale tramandato di generazione in generazione, per la forte impronta di artigianalità che ne connota la creazione.
Il termine “presepe” trova la sua radice etimologica nel vocabolo latino praesepium, che significa mangiatoia, e, proprio per la marcata impronta ecumenica e di dialogo trasversale di cui fa mostra la nostra gente, a Napoli è amato anche dalle famiglie laiche, divenendo un oggetto d’arte sincretica, il luogo dove sacro e profano, spiritualità e vita quotidiana si incontrano e fondono.
Dagli atti dell’epoca, la prima menzione di un presepe artigianale napoletano risale addirittura al 1025, in epoca medioevale, come dicevamo mediante il simbolo della natività, con l’iconografia tradizionale del bambino nella mangiatoia, la Vergine Maria, San Giuseppe, l’asinello ed il bue, sino poi ad introdurre scena di vita quotidiana, come le statuette delle popolane e contadini, i pastori, i venditori di frutta e commercianti, con gli artigiani locali ad apportare i loro contributi in termini di creatività.
A tale proposito, dal punto di vista logistico, le botteghe artigiane si concentrarono nell’arteria di San Gregorio Armeno, nel centro storico di Napoli, risalente all’architettura urbanistica greca: anche qui, a marcare la natura stratificata delle usanze, la tradizione narra che in epoca antica esisteva un tempio dedicato a Cerere, alla quale i cittadini offrivano come ex voto delle piccole statuine di terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine, sino al punto in cui la storia vissuta arriva al punto di intersezione con la leggenda, deviando il proprio corso verso il radicamento di un’usanza.
Nel cuore di Napoli, proprio in Via San Gregorio Armeno, al civico 8, c’è la bottega del Maestro Marco Ferrigno, erede di una straordinaria famiglia di artigiani, che si tramanda dal 1836, oramai da quattro generazioni, della quale ci fregiamo di esporre le opere all’interno della nostra struttura alberghiera, segno di omaggio imperituro all’eccellenza e creatività di questa gerarchia.
Tali preziosi manufatti vanno annoverati fra i veri e propri capisaldi dell’arte della terracotta napoletana, di ispirazione settecentesca, secondo le dichiarazioni programmatiche degli autori, che con la loro poetica sono riusciti a dare vita ad un vero e proprio “microcosmo presepiale”, immaginifico e dai forti richiami spirituali ed evocativi, anche per il contestuale realismo da cui è informato.
Vi porteremo in questa splendida bottega, facendovi compiere un vero e proprio salto nel tempo, ed immediatamente risalteranno altri due paradigmi operativi del nostro artigiano-amico: la capacità di lavorare con multi-materiali – segnatamente legno, seta di S. Leucio, sughero – in modo tale da creare dei pattern originali ed innovativi, e l’idea di avere introdotto, sin dal lontano 1992, accanto ai personaggi tradizionali, anche delle statuette raffiguranti delle celebrità della cronaca e del costume.
I suoi presepi e le sue scene restituiscono il senso di rievocazioni uniche della vita popolare napoletana del periodo Borbonico, fra case rustiche, osterie con avventori variopinti e chiassosi, zampognari, scene bucoliche e comunque dal grande pathos emotivo. Il capostipite Giuseppe Ferrigno, dunque, insieme al proprio figlio Marco – attuale titolare, che gli è subentrato nella gestione dopo la morte – intagliò e creò pezzi di gran pregio che varcarono i confini nazionali, abbellendo palazzi di regnanti e ricevendo prestigiosi premi, come il “The First Award Europe” e il “Premio S. Gregorio Armeno”.
Vi guideremo, dunque, lungo questa sorta di reality della creatività, laddove personaggi dal sapore antico incontrano divi ed esponenti della politica come Berlusconi, Di Pietro, Riccardo Muti, Lucio Dalla, Francesco Totti, lungo il filo della memoria, individuale e collettiva, che lega ricordi ed emozioni mai sopite, da condividere insieme in un luogo magico come S. Gregorio Armeno.