Ad onta del decorso di più di un secolo e mezzo dall’Unità Nazionale, può dirsi che la cultura romantica partenopea è stato spesso declassata in un melenso stereotipo, relegata negli antri di un’oleografia di maniera.
Pensiamo, invece, che, soprattutto negli anni preunitari e in quella che è stata definita, appunto, “età romantica”, Napoli sia stata una città in fermento, pregna di afflati culturali, animati da interpreti vivaci, fra pensatori, filosofi, poeti e intellettuali.
Del resto, i tormenti d’amore e le passioni individuali rappresentano anche un’occasione unica per superare le differenze di censo e di classe sociale che, spesso, in una città per altri versi cosmopolita, hanno finito con il costituire motivo d’incomunicabilità.
Il primo elemento romantico unificatore, potrebbe ben dirsi, è da ricercarsi nell’icasticità della lingua, in essa facendo rientrare anche la canzone popolare: come diceva De Crescenzo, infatti, quello partenopeo è un popolo d’amore, che non ha bisogno di spazio, ben potendo vivere, abbracciati, l’uno addosso all’altro.
La lingua napoletana è dunque un universo melodioso di colore, musicalità, arte e tradizione, pervasa da un romanticismo carnale e passionale, dolce e iconografico, là dove l’amore si posa e chiede manifestazione della sua essenza. Sono ricorrenti espressioni come “sì o core mio” (sei il mio cuore), altre più irridenti ed anarchiche come “me so mbriacat e te” (mi sono ubriacato di te), sino a quelle ammantate di teatrale assolutismo, “te cerco comm’ all’aria” (ti cerco come necessito dell’aria che respiro).
La poesia ha visto succedersi negli anni autori illustri, come Totò (Antonio De Curtis) e Salvatore di Giacomo, cantori di veri e propri inni struggenti, dove gli occhi, in un paradigma di romanticismo, diventano specchio dei sentimenti e nel contempo oggetto d’amore. Valga su tutti l’esempio di Malafemmena, dell’immortale Principe della risata Totò, con dei versi dedicati ad una donna, ispirati da un’ode di Catullo, in cui si alternano sentimenti di odio e d’amore, di fronte all’ineluttabilità del proprio destino.
I riferimenti musicali da citare, poi, sono davvero molteplici, partendo da Roberto Murolo e Renato Carosone, passando per Massimo Ranieri e Sergio Bruni, sino ad arrivare ad artisti del calibro di Pino Daniele ed Enzo Gragnaniello, tutti interpreti straordinari della nostra tradizione, e nel contempo dell’autonomia semantica dialettale.
Canzoni come “Tu sì na cos grande”, “Reginella” di Libero Bovio – che narra paradossalmente la fine di un desiderio -, “Luna Rossa” e la struggente “Cu mme” di Enzo Gragnaniello, forse una delle più belle degli ultimi venti anni, senza dimenticare “Quann chiove” di Pino Daniele (autore di spicco, con molti brani memorabili all’attivo), riescono ad imprimersi nell’immaginario collettivo con grande incivisità, riuscendo ad evocare anche il fascino di luoghi unici al mondo.
Qui arriviamo al secondo elemento, quello dei luoghi romantici da visitare nella nostra splendida città, evocati in queste memorabili opere artistiche. Il mare, le bellezze del lungomare, la terra richiamata dal Vesuvio, un groviglio di strade vivaci e veraci che riportano ad un’entropia primigenia, ed alla natura stratificata della popolazione autoctona.
Partendo dal Belvedere di Posillipo, non molto distante dal nostro albergo, in cui si può godere di uno dei panorami più belli della città, passando per il Parco Virgiliano, una posizione privilegiata da cui dominare tutta la città, dal Golfo di Bagnoli sino alla penisola Sorrentina, intrattenendosi magari per una passeggiata al tramonto con la propria donna amata. Potrà andarsi alla scoperta del borgo di Marechiaro, dove si respira un’atmosfera unica, con reti ammassate e vecchi gozzi di legno, arrivando al Castel Dell’Ovo, l’imponente maniero di origine normanna posto a presidio della cinta urbana, che si staglia sull’isolotto di tufo di Megaride, splendido anche all’alba.
Transiteremo, poi, per la zona residenziale del Vomero, con il complesso monumentale della Certosa di S. Martino, sino alla Villa Floridiana, il luogo perfetto ove passeggiare in due, alla scoperta di angoli nascosti celati dagli alberi, in quella che è uno dei polmoni verdi della nostra amata città.