Il Brunello di Montalcino dell’azienda Baricci e un vino che emoziona, quantomeno a me trasmette questa sensazione, un caposaldo e un punto di riferimento per chi ricerca l’anima vera del Brunello prodotto con il metodo tradizionale, e quello di Baricci lo è anche per quel che Nello è stato per la storia del Brunello. Oggi pochi hanno idea di cosa fosse Montalcino un tempo, tanta fatica ededizione.
Negli anni ’50 e ’60 Montalcino era uno dei comuni più poveri d’Italia, popolato da solo 2.000 persone, e il Brunello prodotto localmente era praticamente sconosciuto, apprezzato solo da pochi appassionati. La tenacia e la forza di Nello e di altri ilcinesi come lui hanno trasformato quel territorio in quel che vediamo oggi, un luogo tra i più conosciuti al mondo e una produzione vitivinicola sempre più al vertice mondiale della qualità.
Basta pensare che Nello all’età di 35 anni, dovette lasciare casa e lavoro quando fu abolita la mezzadria e ci volle non poco coraggio allora per contrarre un mutuo, nel 1955 al fine di acquistare il podere Colombaio di Montosoli, una collinetta dove si trasferì con tutta la famiglia nel freddissimo inverno del 1956 per impiantarvi un vigneto specializzato in vino buono. Oggi l’azienda è retta da Federico e Francesco, nipoti di Nello, che portano avanti le tradizioni famigliari e quella filosofia produttiva che vede il lavoro nel vigneto essenziale per ottenere il massimo di ciò che la natura offre.
Tra i loro vini ricordo il 2004 un Brunello entusiasmante, un insieme di sentori di ciliegia, cannella, spezie piccanti, e quella sensazione di terra selvaggia. Un vino potente ma allo stesso tempo femminile, lunghissimo e denso come un bacio interminabile. Il Brunello di Montalcino di Baricci va aspettato qualche anno per poterne cogliere appieno le sue innumerevoli sfaccettature.