Renzo Cotarella oltre ad essere ceo dell’azienda Antinori è forse prima ancora un grande enologo, un uomo che ha creato molti vini di questa splendida realtà, tra questi il Cervaro della Sala. Per me uno dei migliori bianchi italiani e uno dei primi bianchi italiani pensato per essere affinato in barrique. E non poteva essere che lui a realizzarlo, infatti il Cervaro della Sala è un vino umbro, e quella è la sua regione d’origine, la terra dove ha mosso, pischello, i suoi primi passi nel mondo del vino. Il nome Cervaro deriva dalla nobile famiglia proprietaria del Castello della Sala nel corso del 14°secolo: i Monaldeschi della Vipera, la cui antica casa giunse in Italia al seguito di Carlo Magno. La famiglia Antinori è proprietaria della tenuta dal 1940 posizionata tra il fiume Paglia ed il Monte Nibbio. Se non ricordo male sono 500 ettari di terreno di cui 140 a vigna.
Ed è dunque lì che il buon orvietano Renzo fa nascere questo vino, prima annata nel 1985, sul mercato dal 1987. Il Cervaro della Sala nei suoi tratti distintivi si presenta con un colore giallo paglierino, con riflessi verdolini. Molto complesso il naso, variegato su intensi sentori di scorza d’agrumi e arancia candita, note di fiori d’acacia e sfumature speziate di vaniglia, all’interno di una cornice che rimanda ad una certa mineralità che si dipana sottotraccia. Il sorso è ampio e morbido, il palato ricco di sensazioni saline. Un vino che si sposa benissimo sia con piatti di mare che carni impegnative. Un vino che col tempo e l’invecchiamento offre un frutto esotico e sensazioni agrumate che verrebbe da dire sorprendenti, se non fosse che qui siamo davanti ad una versione dello Chardonnay che oserei dire nulla ha da invidiare al modello borgognone del Corton Charlemagne.